DISINTOSSICARE IL FEGATO con il succo di Topinambur e Cotogne.
Vuoi disintossicare il tuo fegato cosidetto “grasso” (steatosi epatica)? Vuoi cominciare una dieta detox con il piede giusto? Ti stai preparando per un impegnativo lavaggio del fegato (consigliatissimo) o per affrontare un digiuno? Disintossicare il fegato è basilare sia per iniziare un percorso di detossificazione sia per consolidare e mantenere i benefici di una dieta vegana e crudista. L’autunno ci offre due alimenti straordinari che sembrano nati per disintossicare il fegato e che si prestano, a differenza dei carciofi, alla realizzazione di succhi freschi: i Topinambur e le Cotogne.
DISINTOSSICARE IL FEGATO con il succo di Topinambur e Cotogne.
Il fegato è la più importante stazione di pulizia del corpo umano; per disintossicare il fegato devi innanzitutto liberarlo da sedimentazioni congestioni e ostruzioni più o meno solidificate della bile addensata e ristagnante, impregnata di sostanze tossiche.
Il Juicing è la migliore pratica alimentare disintossicante che io conosca, la terza in assoluto dopo il Digiuno e il Lavaggio del fegato; purtuttavia mantenendo una loro validità ed efficacia specifica presi singolarmente, tali metodi dietetici e terapeutici andrebbero armonizzati per massimizzare i benefici per la salute; in questo concerto di metodologie salutari i digiuni possono essere anche brevi e intermittenti con risultati ugualmente esaltanti in termini di detossificazione e rigenerazione cellulare paragonabili a digiuni di 3 o 5 giorni, ma molto più fattibili di quest’ultimi in periodi lavorativi. Un esempio di digiuno “dolce”: digiunare da cena a cena due o tre volte a settimana integrandolo solo con una nutrizione in forma liquida a base di succhi freschi di frutta e verdure centrifugate, quindi senza fibre, a colazione pranzo e merenda. Puoi predisporti all’espulsione dei calcoli e della bile stagnante usando le virtù depurative e colagoghe di Cotogna Topinambur Zenzero e Cannella. Se stai per affrontare un digiuno o stai seguendo una dieta vegana e crudista alcalinizzante sappi che, se prima non disintossichi il fegato sturando tutte le tubazioni biliari (la fitta rete di vasi intraepatici, i due canali biliari di raccordo epatico, sia destro sia sinistro, il dotto cistico che collega la cistifellea al dotto unificante chiamato coledoco, quest’ultimo e la colecisti stessa) in modo tale da ripristinare la funzione escretoria dell’organo, rischi di rendere vano il lavoro di alcalinizzazione ottenuto con la digestione alimentare, di intossicare maggiormente il fegato e rimettere in circolo le tossine appena sciolte causando una overdose acidificante che il tuo corpo, per i motivi suddetti, non è in grado di smaltire. Ti consiglio anche vivamente la lettura di un libro che approfondisce una straordinaria metotologia naturale – sperimentata su di me efficacemente con inimmaginabili risultati! – per disintossicare a fondo il fegato: “Guarire il fegato con il lavaggio epatico“, di Andreas Moritz.
Succo per disintossicare il fegato: GLI INGREDIENTI per 2 persone.
- 3 Cotogne
- 1 Pera
- 800 g di Topinambur
- Cannella in polvere (un cucchiaino da tè)
- Zenzero (mezzo pollice)
- 1 Limone (facoltativo)
Preparazione:
- le Cotogne, come Mele Pere e Pesche noci, anche se di certificazione biologica, possono purtroppo venire lucidate con cera o sostanze affini: per le Mele in particolare è molto probabile che grattando la buccia con la lama liscia di una coltella si possa produrre una nevicata che faccia pensare al Natale. Ammenoché tu non voglia grattarle tutte in maniera certosina, ti consiglio di sbucciarle con un pelapatate, a malincuore, poiché lavarle sotto l’acqua corrente, ahimè, non basta più; se poi sei sicuro che il tuo amico contadino le abbia colte dall’albero e girate direttamente a te, allora ti invidio un po’. Certamente, eliminare la buccia priva in ogni caso il frutto di parte di quei nutrienti di cui anche – e soprattutto – esternamente è molto ricco: le fibre (ma per il centrifugato non ci interessano), il Silicio – minerale dalle proprietà chelanti che sono estremamente importanti in un’ottica detox – altri minerali, alte concentrazioni di vitamine (spesso maggiori che nella polpa) e polifenoli;
- sbuccia il Limone;
- lava bene lo Zenzero e i Topinambur, magari spazzolandoli sotto l’acqua corrente;
- centrifuga Cotogne Pera Topinambur Zenzero e Limone;
- aggiungi la Cannella nella caraffa, gira con un cucchiaio di legno e bevi.
In alternativa alle Cotogne, a volte di difficile reperibilità, puoi usare delle Mele preferibilmente verdi o gialle della varietà Renetta. Il succo è ottimo per disintossicare il fegato, da bere centrifugato fresco al mattino per colazione, seguito da una Macedonia di frutta Acida sia che tu abbia o non abbia utilizzato il Limone, Dolce solo se tu non lo abbia fatto; poni sempre grande attenzione nel combinare i vari cibi secondo le affinità enzimatiche al fine di facilitarne la digestione velocizzandone la metabolizzazione e ottimizzando l’assimilazione dei principi nutritizi.
Proprietà del succo per disintossicare il fegato:
- TOPINAMBUR – ha un sapore che ricorda vagamente quello del carciofo, si può mangiare nelle insalate sia crudo sia cotto al vapore; famoso è il suo utilizzo a pinzimonio con la bagna cauda piemontese. Il Topinambur, differentemente dal tubero della patata gonfio di carboidrati amidacei necessari alla sua crescita, immagazzina soprattutto acqua biologica e pochissimo amido, perciò è ideale per essere centrifugato. Botanicamente è una radice che non si può considerare né un tubero come la patata né un rizoma come lo zenzero, ma piuttosto una radice tuberosa, la parte sotterranea di una pianta perenne che si raccoglie in genere a partire dall’inizio di settembre fino a marzo a seconda delle varietà, che sono due: la bianca e la violacea, che è quella tardiva; rimane comunque un alimento tipicamente autunnale ed invernale. Centrifugare il Topinambur lo priva della parte fibrosa, ma è interessante sapere che contiene mediamente un 15-20% di INULINA: una fibra solubile che si ritrova anche in Cicoria e Carciofi indicata per chi voglia perdere peso (induce un senso di sazietà) e per i diabetici visto che rallenta l’assorbimento degli zuccheri eventualmente assunti con altri cibi, giacché nel T. sono scarsamente presenti. La quasi assenza di Amido e un basso livello di Grassi lo caratterizzano a ragion veduta come un cibo davvero ipocalorico, ottimo per chi deve sottastare ad un regime dietetico finalizzato al dimagrimento.
- Il Topinambur è costituito per circa l’80% del suo peso da acqua biologica in cui si trovano carotenoidi che fungono da provitamine A, vitamine del gruppo B e la vitamina C, insieme a tanti minerali organicati. Devi sapere che i minerali sono tutti inorganici, non possono esistere organici; funzionano come nutrienti soltanto all’interno di un delicato equilibrio combinatorio costituito con altre sostanze che compone il terreno biochimico dell’alimento naturale e non è mai riproducibile in tali forme e complessità in laboratorio attraverso processi di sintesi di cui solo la Natura conosce i segreti; la concomitante presenza di altri elementi nutritizi organici come sono le Vitamine i Carboidrati e gli Enzimi forma un complesso chimicamente bilanciato e vivido riscontrabile solo negli alimenti freschi di origine vegetale, perfetto per il metabolismo umano; solo così, con queste combinazioni, i minerali possono venire assimilati dall’organismo di un Uomo o di un altro essere vivente che non sia una pianta. – Questo discorso vale in parte anche per le Vitamine, anche se sono composti organici. – Ecco spiegata la ragione basilare e inoppugnabile per cui non si tragga reale nutrimento cellulare dal bere acque minerali e dall’assumere integratori di sali minerali: anzi, i minerali inerti ingeriti si depositeranno nell’organismo, in particolare in reni e vescica con esiti problematici nel medio e lungo termine. I minerali sono inorganici ma biodisponibili, purché siano organicati! Il T. contiene sia Microelementi come Ferro Zinco Selenio e Silicio soprattutto, sia Macroelementi fondamentali come Potassio Magnesio e Fosforo.
- Anche grazie alla ricchezza di Potassio – minerale di fondamentale importanza per la vita delle cellule – e Magnesio il T. diminuisce il carico di lavoro epatico e permette di disintossicare il fegato; infatti, funziona come un diuretico naturale che favorisce l’eliminazione dei liquidi dai tessuti e stimola i reni a produrre l’urina con cui verranno espulse buona parte delle sostanze di scarto e tossiche disciolte in essa. Le proprietà detox del T. che ne fanno l’alimento perfetto per disintossicare il fegato sono rafforzate dalla cospicua presenza di SILICIO: l’elemento chimico più abbondante sulla crosta terrestre dopo l’ossigeno; minerale che, se assunto con la dieta, ha un’effetto rimineralizzante in grado di migliorare l’assorbimento di calcio aiutando la calcificazione delle ossa, e depurativo grazie alla proprietà intrinseca di attrarre a sé le tossine, con cui si lega neutralizzandole e agevolandone l’espulsione attraverso le feci; riducendo il tempo di contatto degli agenti tossici con le superfici interne diminuisce il rischio di infiammazioni e aiuta la rigenerazione cellulare dei tessuti eventualmente danneggiati; il Silicio agisce come il più potente delle sostanze chelanti in grado di attrarre come una calamita ed assorbire come una spugna, a partire dall’intestino, tutte le scorie tossiche e i metalli pesanti, in particolar modo l’Alluminio, disseminati nell’organismo: difatti, è contenuto in famosi composti e sostanze, quali ZEOLITE (la CLINOPTILOLITE è la varietà più efficace) ed ENTEROSGEL, che servono per disintossicare il fegato e, soprattutto, l’intestino; dalla ricchezza di silicio nasce il potere chelante e la virtù depurativa della ARGILLA (meglio se verde ventilata ed essiccata al sole), nota da millenni e applicata con fanghi e cataplasmi come anche per via alimentare. Il Silicio è contenuto in abbondanza in certi altri alimenti e piante: cetrioli, aloe vera, equiseto (pianta officinale conosciuta anche col nome di “coda di cavallo”), ortica, cipolla e aglio!
- Il T. contiene ben 20 amminoacidi vegetali biodisponibili sui 22 fino ad oggi individuati – le ultime ricerche di biochimica pare abbiano scoperto il 23esimo – come componenti delle proteine vegetali e animali: si può considerare un cibo alto-proteico;
- contiene l’amminoacido ARGININA: efficace cicatrizzante indicato per trattare ulcere e infiammazioni del tubo digerente, rigeneratore delle cellule epatiche, antibatterico naturale che agisce mediante la stimolazione del sistema immunitario. Gli effetti antibatterici dell’Arginina sono integrati dalle proprietà della fibra INULINA, cibo prebiotico che serve da nutrimento per la flora batterica cosiddetta buona endemica dell’intestino rappresentata da batteri probiotici come lattobacilli e bifidobatteri. Inoltre, la arginina migliora il trasporto dei nutrienti e l’ossigenazione di sangue e tessuti grazie al suo provato potere vasodilatatorio.
- Il T. è ricco di Potassio come lo sono Carciofo e Tarassaco, detto “Dente di leone”, vegetale selvatico molto ricco di Silicio. Il Potassio ha proprietà colagoga (stimola la escrezione della bile dal fegato e di quella immagazzinata dentro la colecisti riversandola nel duodeno) e digestiva poiché, insieme al sodio, legandosi agli acidi biliari forma i sali biliari che rendono efficacemente alcalina la bile. – Il Carciofo è senz’altro l’alimento perfetto per disintossicare il fegato, soprattutto se consumato crudo, ma vista l’abbondanza di amido e fibre non si adatta ad essere centrifugato! Contiene un polifenolo chiamato Cinarina, contenuta anche nel tè verde, una sostanza aromatica dal sapore amaro che è in grado di stimolare la diuresi e la produzione di bile: quindi, il carciofo ha un’azione coleretica oltre a quella colagoga dovuta al potassio.
- Il T. apporta vitamine del gruppo B e vitamina C che aiuta l’assorbimento del Ferro che pur contiene.
Tutti i Minerali sono inorganici ma biodisponibili, purché siano ORGANICATI!
- COTOGNA – frutto dell’albero del cotogno, compromesso a metà strada tra una mela e una pera, tantoché c’è chi la chiama mela cotogna chi pera cotogna, in entrambi i casi errando; la relativa durezza della sua polpa e l’elevata presenza di Pectina ha reso abituale trasformarla con la cottura in ingrediente per dolci e in gel addensante per marmellate e gelatine note come cotognate. La cotogna è ricchissima di acqua biologica multivitaminica (provitamina A o Betacarotene, vitamine C e B); nonostante il suo sapore acidulo ha un’alta percentuale zuccherina composta prevalentemente da fruttosio, un carboidrato semplice biodisponibile dal basso indice glicemico che fa della cotogna un cibo adatto a chi soffra di diabete.
- L’asprezza della Cotogna ha una azione astringente, difatti si dice che allappa: questa sensazione di allappamento è avvertibile fin dall’assaggio o dalla masticazione con il diminuire delle secrezioni salivari e il progressivo asciugarsi della bocca paragonabile all’effetto prodotto sul palato da certi vini rossi, dovuta alla elevata presenza nel frutto di Tannini come l’ACIDO GALLICO (acido organico debole appartenente al gruppo degli Acidi fenolici costituenti la struttura molecolare di quelle sostanze di origine vegetale denominate appunto Tannini che, insieme ai Fenoli semplici e ai Flavonoidi, vengono genericamente raggruppate sotto il nome di Polifenoli o Vitamina P) dalle mille proprietà benefiche: antiossidante, antidiarroico in grado di limitare la peristalsi, astringente antinfiammatorio e protettivo della mucosa intestinale.
- La cotogna ha un alto tasso di ACIDO MALICO – come le Mele – con il potere di favorire le funzioni fisiologiche utili per decongestionare e disintossicare il fegato: fluidifica la bile, scioglie eventuali ristagni biliari nel fegato, ammorbidendo finanche i calcoli biliari della colecisti. Ha effetto depurativo, stimola la diuresi e contrasta la ritenzione idrica.
- CANNELLA – antisettico naturale dell’apparato digerente efficace sia contro funghi come la Candida albicans sia contro batteri quali l’Escherichia coli; aiuta la digestione stimolando la secrezione di succhi gastrici e l’azione di alcuni enzimi, in particolare la funzione della proteasi Tripsina, riversata dal pancreas nel duodeno, che interviene nel catabolismo proteico. Per potenziare l’effetto del succo e renderlo integralamente detossificante, però cambiando decisamente di sapore, puoi sostituire la Cannella con la Curcuma, spezia dalle eccezionali proprietà colagoghe e coleretiche su fegato e cistifellea:
- molti sostengono che i portentosi medicamenti della CURCUMA, alicamento ormai noto anche in Occidente grazie alle sue attività anticancerogena antiossidante cicatrizzante antinfiammatoria e antisettica – una panacea! – siano da ricondurre all’esclusiva azione di un certo principio attivo che contiene: la Corcumina, sostanza nutraceutica che pare essere in grado di stimolare il sistema immunitario e accellerare il metabolismo. Secondo me, invece, gli effetti biologici salutari suddetti sono principalmente collaterali di un miglioramento della fisiologia biliare da ricondurre all’efficacia dell’attività depurativa che la Curcuma, probabilmente attraverso la Corcumina stessa, svolge a livello epatico e colecistico e che ne fa una delle spezie più importanti della medicina ayurvedica, potendo vantare migliaia di anni di utilizzo e sperimentazione nella cucina e nelle pratiche curative indiane. La Curcuma, infatti, è componente essenziale del Masala indiano, miscela speziata conosciuta erroneamente in Italia col nome di Curry, a cui conferisce il caratteristico colore giallo. La polvere di Curcuma è ottenuta dalla macinazione dei rizomi della pianta, abbastanza simili alle radici dello zenzero, ma con la polpa di colore arancio. Le spezie, sottoposte a stress meccanici che le riducono in finissimi granelli, generalmente mal sopportano le alte temperature, anche per via della termolabilità dei principi attivi che ancora fortunatamente contengono nonostante siano state già oggetto di un processo di trasformazione: perciò, sarebbe consigliabile consumarle a freddo in succhi o che vadano ad integrare un piatto quasi a fine cottura o, meglio, a fiamma già spenta. Si può utilizzare la spezia essiccata e macinata versandone un cucchiaio direttamente nel succo, oppure la radice che sia più fresca possibile: il rizoma della Curcuma, come quello dello Zenzero, si presta benissimo ad essere centrifugato o pressato in un estrattore.
- molti sostengono che i portentosi medicamenti della CURCUMA, alicamento ormai noto anche in Occidente grazie alle sue attività anticancerogena antiossidante cicatrizzante antinfiammatoria e antisettica – una panacea! – siano da ricondurre all’esclusiva azione di un certo principio attivo che contiene: la Corcumina, sostanza nutraceutica che pare essere in grado di stimolare il sistema immunitario e accellerare il metabolismo. Secondo me, invece, gli effetti biologici salutari suddetti sono principalmente collaterali di un miglioramento della fisiologia biliare da ricondurre all’efficacia dell’attività depurativa che la Curcuma, probabilmente attraverso la Corcumina stessa, svolge a livello epatico e colecistico e che ne fa una delle spezie più importanti della medicina ayurvedica, potendo vantare migliaia di anni di utilizzo e sperimentazione nella cucina e nelle pratiche curative indiane. La Curcuma, infatti, è componente essenziale del Masala indiano, miscela speziata conosciuta erroneamente in Italia col nome di Curry, a cui conferisce il caratteristico colore giallo. La polvere di Curcuma è ottenuta dalla macinazione dei rizomi della pianta, abbastanza simili alle radici dello zenzero, ma con la polpa di colore arancio. Le spezie, sottoposte a stress meccanici che le riducono in finissimi granelli, generalmente mal sopportano le alte temperature, anche per via della termolabilità dei principi attivi che ancora fortunatamente contengono nonostante siano state già oggetto di un processo di trasformazione: perciò, sarebbe consigliabile consumarle a freddo in succhi o che vadano ad integrare un piatto quasi a fine cottura o, meglio, a fiamma già spenta. Si può utilizzare la spezia essiccata e macinata versandone un cucchiaio direttamente nel succo, oppure la radice che sia più fresca possibile: il rizoma della Curcuma, come quello dello Zenzero, si presta benissimo ad essere centrifugato o pressato in un estrattore.
Qualora tu NON avessi centrifugato anche il Limone, ti consiglio il riutilizzo degli scarti che, comunque, conservano una loro valenza nutrizionale – senz’altro impoverita, ma presente – e il loro gusto caratteristico. Qualche idea in proposito: puoi impiegarli come ingredienti per il condimento a freddo di un riso integrale o di patate organiche non irradiate, spezzettate e cotte conservativamente al vapore con la loro buccia e condite poi con del buon Olio EVO italiano; oppure, utilzzarli come ripieno di involtini al vapore fatti con foglie di cavolo verza. Se hai utilizzato anche il Limone, questa scelta te la sconsiglio sia per motivazioni di carattere ortotrofico legate alla controproducente associazione del Limone con gli Amidi, sia per la presenza negli scarti di quella pellicina fibrosa bianca, tipica degli agrumi, spiacevolmente amara chiamata albedo.
* Gli ingredienti presi singolarmente hanno proprietà alcalinizzanti che si mantengono si sommano e si migliorano nella combinazione del centrifugato. 😉
PRONTO IN 10 MINUTI! E tu, non hai 10 minuti per la tua salute?
Egregio Meotto,
ciò che scrivi è veramente sublime, sicuramente la verità sta dalla parte delle tue argomentazioni.
Una domanda, però, è d’obbligo, chiedendo scusa in anticipo. Come ti sei formato, voglio dire sei un medico? Giusto per dare giusta valenza alle tue idee.
La mia famiglia acquista regolarmente prodotti on lime da Macrolibraesi, siamo un po’ con te.
In futuro potrei scriverti in privato?
Cordialità
Salve.
No, non sono un medico, ma non me ne vanto. Se leggi nell’autobiografia però lo dico chiaramente.
Comunque: sono in quello che scrivo, questo ti deve bastare. Concentrati su quel che scrivo, se risuona in te, non su chi sia io.
Per i contatti puoi usare la mail del blog.
Grazie.